Questo testo è un estratto dal capitolo 21, “Dire la verità, ma non per punire,” del libro di James Hoggan con Grania Litwin: “I’m Right and You’re an Idiot: The Toxic State of Public Discourse and How to Clean it Up“. Per quattro anni Hoggan ha viaggiato per il mondo per chiedere a personalità influenti perché temi come il cambiamento climatico e l’ineguaglianza di reddito generino posizioni così contrastanti. In questo articolo parla della sua intervista ed esperienza con Thich Nhat Hanh, monaco buddhista, poeta e attivista per la pace. I temi principali sono l’attivismo per l’ambiente, la cura dell’attivista stesso e il valore del costruire comunità.
Qualche anno fa, io e mia moglie Enid abbiamo partecipato a un programma di cinque giorni all’Università di British Columbia con il noto monaco vietnamita Thich Nhat Hanh.
“Come attivisti, vogliamo fare qualcosa per aiutare il mondo a soffrire meno,” ha detto il monaco. Però, quando non siamo pacifici, quando non abbiamo in noi sufficiente compassione, non siamo capaci di fare molto per aiutare il mondo. “La pace, l’amore e la felicità devono sempre iniziare dentro di noi, da noi per primi. In noi ci sono sofferenza, paura e rabbia e quando ci prendiamo cura di queste, ci stiamo prendendo cura del mondo.”
Thich Nhat Hanh ha usato l’esempio di un albero di pino e ci ha posto la domanda: ‘che cosa direste se l’albero vi chiedesse cosa potrebbe fare per aiutare il mondo?’ La nostra risposta sarebbe molto chiara: “Dovresti essere un pino sano e bello. Essendo te stesso al tuo meglio, aiuti il mondo.” Ciò è vero anche per gli esseri umani. La cosa più importante che possiamo fare per aiutare il mondo è essere in salute, stabili, benevoli, e amorevoli verso noi stessi. Così, quando le persone ci guarderanno, acquisteranno fiducia e diranno, “se lui o lei lo può fare, allora lo posso fare anch’io”. Qualsiasi cosa che fai per te stesso, la fai per il mondo. “Non pensare che tu e il mondo siate due cose separate. Quando inspiri con dolcezza e con presenza, quando senti la meraviglia di essere vivo, ricorda che lo stai facendo anche per il mondo. Praticando con quel tipo di comprensione, riuscirai ad aiutare il mondo. Non devi aspettare domani. Lo puoi fare proprio ora.”
Durante il ritiro i discorsi spesso hanno toccato il tema della rabbia e l’ho ascoltato mentre mi incoraggiava ad indagare la rabbia che provavo nei confronti di chi finanzia campagne di disinformazione allo scopo di ingannare il pubblico in merito ai problemi ambientali. Un giorno Thich Nhat Hanh ci ha raccontato una storia che narrò il Buddha, quella della “seconda freccia”. Quando ti colpisce una freccia provi dolore, ma se una seconda freccia colpisce la stessa parte, il dolore è atrocemente più acuto. Il Buddha consigliò di inspirare ed espirare quando c’è un dolore nel corpo o nella mente, di riconoscere il significato del dolore, ma di non esagerare la sua importanza. Se sei colmo di rabbia, preoccupazione e paura in merito al dolore, aumenti la sofferenza. Questa è la seconda freccia, ed è lanciata da dentro.
Il Buddha propose molti modi per ridurre il dolore nel nostro corpo e nelle nostre emozioni, per riconciliarsi con noi stessi. Il dolore aumenta di pari passo con la tensione e può essere ridotto quando rilasciamo la tensione. Il monaco disse che si può fare da sdraiati, seduti oppure camminando. “Cammina come una persona libera… Dobbiamo imparare a posare il peso che ci grava per essere più leggeri. Il Buddha disse che non dovresti aumentare il tuo dolore esagerando la situazione… Così, quando sperimenti il dolore, sia esso fisico oppure mentale, devi riconoscerlo così com’è e non esagerarlo… Quando puoi far pace con esso, non soffrirai così tanto.” Quando ci arrabbiamo e ribelliamo contro qualcosa, quando ci preoccupiamo troppo e immaginiamo che moriremo presto, il nostro dolore è moltiplicato per cento volte. “Questa è la seconda freccia.”
Se vogliamo aiutare l’ambiente a soffrire meno, dobbiamo ridurre la sofferenza in noi stessi, ha spiegato con semplicità Thich Nhat Hanh. “Siate amorevoli e gentili verso voi stessi.” Evitate la seconda freccia. Parlava di un “cuore di comprensione” che è oltre l’intelletto, che si scopre guardando così in profondità da toccare il seme della comprensione e della compassione che giace dentro di noi. La compassione può neutralizzare la rabbia e l’odio, e la meditazione può bruciare via le afflizioni come la paura, la disperazione e l’illusione. “La meditazione profonda ci aiuta a trascendere la nozione di “essere” e “non-essere”. Nirvana non è un luogo dove arriveremo nel futuro, è la natura della realtà.”
“In noi c’è sofferenza, paura e rabbia, e quando ci prendiamo cura di queste, ci stiamo prendendo cura del mondo.”
— Thich Nhat Hanh
Il monaco ha suggerito di ascoltare più profondamente e permettere agli altri di parlare per poter ridurre la loro sofferenza. “Annaffiate i semi della compassione; non annaffiate i semi della rabbia e dell’odio.” Usate un linguaggio che non accusa, così sarà più facile per gli altri ascoltare il vostro messaggio. L’ascolto efficace non consiste nell’udire qualcosa e paragonarlo alle nostre idee attuali. Da uno scambio del genere non impariamo nulla.
Il successo dal basso è efficace e possibile soltanto se gli stessi attivisti imparano a trattare prima la propria rabbia e la propria paura. Ci vuole una pratica spirituale per trasformare la società e dare ai leader il coraggio di parlare apertamente. Thich Nhat Hanh ha detto che una madre morirebbe per i suoi figli a causa del suo grande amore, e similmente, una persona che ha una grande compassione non temerà l’esclusione o di essere messa in ridicolo se decide di opporsi allo status quo.
Mi è stato chiesto di moderare una conversazione fra David Suzuki e Thich Nhat Hanh. Il giorno della registrazione della nostra intervista è iniziato con un’esperienza davvero straordinaria. Thich Nhat Hanh è arrivato mentre io e David Suzuki ci trovavamo in un’altra parte del palazzo, così qualcuno è venuto a cercarci dicendo che il famoso monaco era andato a farsi una passeggiata in giardino. Ci siamo affrettati per raggiungere il suo piccolo gruppo e abbiamo camminato a circa venti passi dietro di lui. Camminando in questo luogo pacifico, ha sfiorato alcuni fiori con grande tenerezza, e mentre osservavo, Suzuki si è avvicinato e mi detto sottovoce, “Sai che cosa vedo? Vedo la fotosintesi, il sole che versa energia, che si trasforma in tutto questo verde, tutte queste piante che ci permettono di respirare.”
Ho iniziato la conversazione chiedendo a Thich Nhat Hanh cosa ne pensasse di un’affermazione del 1930 di un banchiere di Wall Street: “La gente deve essere addestrata a desiderare, a volere cose nuove, ancora prima che le cose vecchie siano state consumate completamente. Il desiderio dell’uomo deve eclissare i suoi bisogni.”
Mi aspettavo una risposta sul consumismo e sulla natura distruttiva dell’attaccamento, ma con dolcezza il monaco ha condotto il discorso in una direzione inaspettata, dicendo che il desiderio può essere profondo e nobile in ogni essere umano: “per esempio, il desiderio di amare, di proteggere, di servire, il desiderio di essere amati, di comprendere e di imparare. Questi sono desideri molto profondi in ogni essere umano, in ognuno di noi, e non si può mettere un limite a quel tipo di desiderio… Puoi continuare ad imparare, a conoscere sempre di più te stesso e il mondo che ti circonda. Puoi continuare a coltivare il tuo amore all’infinito. Nel buddhismo diciamo che l’amore è qualcosa che non ha confini.”
Ho chiesto al monaco come possiamo contribuire al risveglio collettivo necessario per porre fine alla distruzione del nostro pianeta. Thich Nhat Hanh ha raccontato la storia di un anelito simile verso il cambiamento, da parte di un bambino di 5 o 6 anni che, alzatosi in piedi davanti a un grande pubblico a Plum Village (la comunità spirituale fondata da TNH in Francia), ha chiesto come mai suo padre continua a fumare, pur sapendo che non gli fa bene. “Questo [il desiderio di cambiamento] è un tema, un oggetto di meditazione. Credo che se potessimo dare risposta a questa domanda avremmo una profonda comprensione riguardo a come gestire la situazione del pianeta. È molto difficile dare una risposta al bambino se non hai il tempo di guardare la situazione in profondità.” Thich Nhat Hanh ha risposto al bambino che per poter smettere di fumare, il padre dovrebbe sentire l’amore da parte di suo figlio: “Il tuo amore sarà una forza importante che lo aiuterà a smettere.”
Durante la nostra intervista all’UBC, Thich Nhat Hanh ha spiegato quanto sia importante costruire comunità che dimostrino come vivere in maniera sostenibile. Ciò richiede una leadership che trasmetta ispirazione e fiducia. Il sindaco di Vancouver, Gregor Robertson, ha definito la proposta alettante, ma ha anche specificato che arrivare a un consenso per un impegno di alto livello è una sfida forse troppo difficile per una comunità molto eterogenea sia culturalmente che politicamente. Ha aggiunto che i politici vengono spesso criticati quando tentano di raggiungere grandi obiettivi, come per esempio assicurare che tutti abbiamo una dimora, oppure che la propria città diventi la più ecologica del mondo. Secondo Robertson molti cittadini sono disincantati sui temi del cambiamento climatico e della povertà.
Il monaco ha spiegato che come comunità dovremmo ricordarci il nostro intento di vivere in un modo che garantisca un futuro. Le persone coinvolte nell’amministrazione della comunità – il sindaco, la giunta comunale, le persone che governano – dovrebbero dare l’esempio e dimostrare agli altri “che loro per primi tengono fede allo spirito e alla via. Credo che questo sia molto importante.” Secondo lui i cittadini dovrebbero votare soltanto persone che adottano uno stile di vita che possa essere da modello per ispirare speranza e fiducia. I leader dovrebbero essere non solo persone con talento per gestire gli affari del paese, ma dovrebbero anche incarnare i nostri principi etici globali.
I sentimenti di disperazione devono essere affrontati, perché sopraffanno e paralizzano le persone, ha detto Thich Nhat Hanh; ha aggiunto che questo è il motivo principale per il quale le persone non rispondono alla minaccia del riscaldamento del pianeta, nonostante le prove della devastazione siano in costante aumento. Le persone non riescono a tirarsi fuori dalla fossa della disperazione, tanto meno sono in grado di salvare il mondo. “La disperazione è in aumento nella nostra società, e per questo ci sentiamo impotenti. Crediamo di non poter fare nulla per invertire la situazione. Di nuovo, credo che sia molto importante costruire comunità, per mostrare agli altri che vivere felicemente e in semplicità è possibile.” Quando comprendiamo l’interconnessione di tutto ciò che vive, quando riconosciamo di non essere separati, possiamo allargare la nostra compassione per poter abbracciare la Terra e proteggerla.
Il monaco ha detto che la gente si illude, pensando che la fama, il potere, la ricchezza o il sesso gli porterà felicità, mentre questi obiettivi sono in realtà fughe dalla verità e dalle difficoltà di Madre Terra. La dipendenza dal consumismo e la vita frenetica di oggi sono una maschera, dietro la quale la gente nasconde le proprie ferite emotive e spirituali. È solo un modo per fornire una tregua passeggera dalla paura e dall’infelicità: “Le persone soffrono profondamente. Anche se possiedono molto, sono in tanti a suicidarsi.” Senza l’amore, la fratellanza e la sorellanza, le persone distruggono se stesse, e Thich Nhat Hanh ha incoraggiato la gente a fare passi sul sentiero dell’amore e della comprensione, per trovare la forza di lasciar andare la maschera e di risvegliarsi alla realtà.
Una vita di consumismo non è vita. “Dobbiamo aiutare la gente a imparare da capo come vivere. Ci sediamo semplicemente, respiriamo e ci godiamo la presenza nostra e degli altri.” Per lui questo è uno dei migliori momenti di un ritiro: quando non dobbiamo consumare niente, senza musica o suoni, senza alcol, senza niente tranne la possibilità di sedersi e di godersi la propria presenza e la presenza degli altri. Ha detto che tutti sappiamo come respirare, come apprezzare di essere vivi su questo bellissimo pianeta, e che questo è in grado di portare gioia. “Dobbiamo, quindi, educare i nostri cittadini a vedere che la felicità non si trova nel consumismo, ma nel fatto che si è abbastanza liberi: avete abbastanza tempo per godere di voi stessi, degli altri e dell’ambiente.”
I gesti semplici della vita sono preziosi e dovremo farne tesoro, sapendo che tutto ciò di cui abbiamo bisogno per essere felici è proprio qui e ora. “Nella tradizione buddhista abbiamo una pratica che è la cerimonia del tè. Ci prendiamo soltanto una tazza di tè, ma passiamo un’ora e mezzo insieme. Perché abbiamo bisogno di un’ora e mezza per poterci godere una tazza di tè? Perché la cerimonia del tè è un’arte. Se sai come sederti, come respirare, come guardare, come ascoltare e come stare insieme, la cerimonia può portare molta gioia. E non consumi tanto, solo una tazza di tè. Abbiamo perso la capacità di essere felici, perché siamo così impegnati. E impegnati in che cosa? Impegnati a coprire la sofferenza che c’è dentro.”
Ho ricordato che ci sono scienziati del clima globale e leader politici che vogliono fare qualcosa di positivo in merito al cambiamento climatico, ma che trovano difficoltà perché molte persone intenzionalmente creano confusione attorno a questi temi. Quando al pubblico vengono date informazioni erronee e la gente non sa che c’è un problema, per il leader è molto difficile agire, ho detto a Thich Nhat Hanh. Mentre capisco ciò che ha detto sul costruire comunità e mi trovo d’accordo che questa sia la soluzione, ho cercato di spiegargli che ancora non riesco ad accettare di non denunciare le persone che creano questa confusione ai livelli alti.
Questo ci ha riportato direttamente al tema della disperazione, e Thich Nhat Hanh ha detto che se non affrontiamo la disperazione, la situazione peggiorerà. “Dobbiamo accettare che questa civiltà possa essere distrutta, non da qualcosa di esterno ma da noi stessi. Molte civiltà sono state distrutte nel passato, e accettare questa possibilità può essere positivo perché può darci il senso di pace necessario per impegnarci con più efficacia da attivisti per l’ambiente.” Ha detto che molte persone sanno che cosa sta accadendo, ma che non agiscono perché semplicemente stanno lottando per sopravvivere. “Se li aiuti ad affrontare ciò che hanno dentro, puoi aiutarli ad avere speranza e a trovare pace e di conseguenza conquisteranno la forza per tornare a loro stessi… allora quelle persone potranno essere uno strumento per la difesa dell’ambiente.”
Durante la nostra intervista, David Suzuki ha espresso un dubbio: accettare la realtà che tutto ciò possa finire in disastro significa che ci ritiriamo in passività?
Thich Nhat Hanh ha risposto che un secolo o due non sono niente in termini geologici. “Questa civiltà può essere distrutta, e forse ci vorrà un miliardo di anni prima che ne sorga un’altra. È già successo nel passato. Dobbiamo accettare la realtà, un’accettazione del genere può portarci pace. E solo con quel tipo di pace avremo una forza tale da fluire come un fiume in grado di invertire la situazione. La meditazione qui ha un ruolo.” Ha spiegato che meditare significa guardare in profondità, e che guardando in profondità otteniamo una comprensione che ci libera dalla disperazione e dalla rabbia. Questo ci aiuta a essere più abili nel lavorare a favore dell’ambiente.
Suzuki ha aggiunto che i cicli d’estinzione delle specie sono parte naturale dell’evoluzione. Alcune specie si estinguono man mano che le condizioni cambiano, e che nuove specie evolvono. “Molti di noi, però, hanno figli e nipoti che ci sono preziosi, e quando vediamo la calamità che sta arrivando, è difficile accettarla.” Di nuovo Thich Nhat Hanh ha sottolineato l’importanza di costruire comunità e di vivere in un modo che possa essere d’esempio agli altri. “Se tutti potranno vivere così, ci sarà un futuro per i nostri figli. La nostra società ha bisogno di molta guarigione, che non è possibile senza un buon contesto. Perciò, quando costruite una comunità, costruite anche un ambiente dove potrete vedere speranza, fratellanza, sorellanza, e un futuro.”
Ha aggiunto che dovremmo adottare una dimensione spirituale nella nostra azione in difesa dell’ambiente. “Il ruolo della meditazione, il ruolo del costruire comunità e il ruolo di guarire e trasformare nella nostra vita quotidiana sono essenziali per l’ambiente. Non si può semplicemente avere progetti e iniziative senza prendersi cura della sofferenza che c’è dentro.” Alla fine dell’intervista temevo che Thich Nhat Hanh stesse dicendo che dovremmo semplicemente ritirarci e meditare, e quindi gli ho ricordato che sul sito web del suo monastero, Bat Nha, nelle alture del Vietnam centrale, sono pubblicate delle foto di poliziotti che maltrattano monaci e monache [NdT: in quegli anni il monastero recentemente fondato da Thich Nhat Hanh fu soggetto a repressione da parte del governo vietnamita]. Gli ho fatto notare che questo assomiglia alla strategia degli attivisti. Thich Nhat Hanh non stava forse dicendo che non dovremmo essere attivisti?
Quando gli ho posto questo interrogativo, mi ha guardato in maniera silenziosa e penetrante tanto da fermare il mio respiro, poi ha detto lentamente: “Dì la verità, ma non per punire.” Mi ci è voluto del tempo per capire che mi è stato dato un koan Zen da uno dei più importanti maestri Zen della nostra generazione. Ci sto riflettendo ancora adesso. È stato il momento più profondo di questo viaggio lungo ormai tre anni di ricerca e scrittura, il momento cruciale, perché è condensa in una frase elegante le varie voci e i fili più profondi di questo lungo libro.
Comprendere questo koan è per me un lavoro in corso. Più lo contemplo, più mi sembra di aver a che fare con l’equilibrio, di parlare di ingiustizia con coraggio e con passione, ma con maggiore consapevolezza dei rischi di adottare una posizione di lotta e di trattare come nemici tutti coloro che hanno diverse convinzioni.
È importante educare il pubblico sulle campagne di disinformazione, ma è ugualmente importante assicurare, come incoraggiò Rabbi Hillel, che l’intento del nostro impegno vada oltre la singola posizione individuale. Dobbiamo essere pronti a metterci nei panni degli altri se vogliamo dibattere su temi controversi con equanimità ed evitare stalli.
Il koan di Thich Nhat Hanh mi ha riportato al suo consiglio di abbracciare la rabbia con l’energia della presenza mentale, come il sole che splende su un fiore, penetrando profondamente finché i suoi petali si aprono. La rabbia ci può dare la forza di parlare con coraggio e convinzione, ma può essere anche il veleno che ci acceca rispetto alle visioni degli altri.
Pubblicato originalmente come Understanding: The Key to Community Building
Bellissimo! Grazie! 🙂 _/\_ Cri